Storace accusato di spionaggio

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  1. andychow
     
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    Intercettazioni, Storace nella bufera
    Il ministro: "Sono balle della sinistra"

    L'affondo di Alessandra Mussolini: "Sono stata spiata"
    "Questi 007 erano al servizio di qualcuno"

    "Storace dia spiegazioni". Alessandra Mussolini, punta l'indice verso il ministro della Salute in merito agli arresti effettuati per presunto spionaggio politico verso la leader di alternativa Sociale. "Soddisferò le curiosità della Mussolini nel pomeriggio" replica Strorace. Che poi, davanti alle telecamere di 'Omnibus' su La7, spiega: "Balle a uso e consumo della sinistra. L'indagine è del 2004, quando non c'erano nè Marrazzo nè la Mussolini candidati. Non si capisce perchè abbiano tirato in ballo il mio nome. E' una cosa molto fastidiosa su cui sono pronto a sfidare chiunque".

    Secondo quanto scrivono oggi alcuni quotidiani, delle presunte attività di spionaggio, che avrebbero riguardato, oltre ad Alessandra Mussolini, anche l' attuale governatore del Lazio Piero Marrazzo, avrebbero beneficiato, alla vigilia del voto per le regionali dello scorso anno, persone legate allo staff elettorale di Storace.

    "I fatti in contestazione, aldilà dei profili personali- dice ancora Alessandra Mussolini - rischiano di compromettere pesantemente la credibilità dei vertici di un partito, Alleanza Nazionale, che fa parte della coalizione di centro destra".

    La Mussolini è un fiume in piena: "Si parla tanto di par condicio e di candidati impresentabili prosegue la Mussolini - ma è gravissimo che io come cittadina e parlamentare sia stata spiata e controllata, e siano stati spiati anche la mia famiglia, i miei amici e i miei collaboratori. Mi aspetto un sussulto di tutti coloro che credono nella democrazia, e che anche il Presidente della Repubblica si esprima".

    "Vedevo spesso davanti al portone di casa mia persone con delle telecamere o delle macchine fotografiche - racconta la leader di Alternativa Sociale - ma pensavo che fossero semplici curiosi. Leggo sui quotidiani che questi 007 erano al servizio di qualcuno. Si parla di Storace e io mi costituirò parte civile".

    Mentre il presidente dei deputati diessini, Luciano Violante chiede che il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu riferisca "sullesistenza di una rete illegale di spionaggio in danno di comuni cittadini e di avversari politici del centrodestra". Durissimo il diessino Massimo D'Alema: "Se queste accuse fossero confermate getterebbero una luce inquietante sul comportamento di una certa destra. In qualsiasi paese democratico sarebbero fatti considerati di gravità enorme".
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    Francesco Storace

    La Repubblica


    I furti all'anagrafe della capitale e le auto blu. In ottanta pagine
    gli "Storhacker" nella campagna elettorale per il Lazio nel 2005
    Dalle liste della Mussolini a Marrazzo, ecco le imprese degli spioni romani
    di MARINO BISSO e MARCO MENSURATI - LA REPUBBLICA
    imageOttanta pagine per raccontare le avventure di "Storhacker", e del suo uomo di fiducia, il fedele Niccolò Accame. Ottanta pagine per ripercorrere, capitolo per capitolo, la "stagione delle spie" nella politica, ovvero quella della campagna elettorale per la Regione, nella primavera del 2005: dalla scoperta delle firme false di Alessandra Mussolini, ai grotteschi pedinamenti del candidato del centro sinistra Piero Marrazzo. Quasi un terzo dell'ordinanza di custodia cautelare firmati dal giudice milanese per le indagini preliminari Paola Belsito, sono dedicati a questo, a come lo staff dell'ex governatore del Lazio e attuale ministro della Salute aveva cercato di "controllare" i suoi avversari nel corso della campagna elettorale.

    Niccolò Accame, fino a qualche settimane fa portavoce del ministro Storace ora promosso a capo della comunicazione dell'intero Ministero si vede arrivare i carabinieri in casa poco dopo l'alba. Nell'imbarazzo precipita non solo Accame - che comunque non è iscritto nel registro degli indagati - ma anche il suo ministro. Perché Accame è il contatto con il personaggio chiave della retata di ieri, Pierpaolo Pasqua, capo dell'agenzia investigativa Ssi: e protagonista, si scopre ora, del giallo del 2005.

    Il caso nasce quando un candidato della lista Storace denuncia che la lista Alternativa Sociale, quella di Alessandra Mussolini, ha aggiunto alle vere alcune firme false per raggiungere il minimo richiesto dalla legge. Per verificare i dati anagrafici dei firmatari, però, qualcuno si è introdotto, senza autorizzazioni, nei computer degli archivi informatici del Comune di Roma. Sulla stampa, la nipote del Duce accusa Storace e lo ribattezza "Storhacker". Lo scandalo esplode violentissimo.

    Il clima si arroventa, alla fine cade una sola testa, quella di Mirko Maceri direttore di Laziomatica, società di informatica della Regione. Poche settimane dopo però la situazione si ingarbuglia ancora di più. Perché proprio mentre Piero Marrazzo, candidato del centro sinistra, denuncia di essere spiato, i carabinieri scoprono che un giovane investigatore privato si apposta ogni mattina sotto il comitato elettorale di Marrazzo, in via Lega Lombarda. A bordo della sua Y-10 riprende le persone che entrano e escono dal portone. Ma anche le targhe delle auto a bordo delle quali si sposta Marrazzo. L'idea - pare - è quella di dimostrare l'eventuale utilizzo di auto blu di Comune o Provincia, entrambe governate dal centrosinistra.

    Tanto per completare la sua opera, lo 007 dopo il lavoro si dirige con la sua auto verso la sede della Regione dove si mette in contatto con alcune persone che lo fanno salire negli uffici. Tutto viene osservato dai carabinieri. La stessa scena la ripeterà nei giorni successivi, mentre contatta telefonini utilizzati da persone "facenti parte dello staff della Regione Lazio" o di quelli "per la campagna elettorale di Storace". Chi lo ha mandato? Chi lo pagava? Chi contattava sotto la Regione? Nelle intercettazioni compiute dai pm milanesi, in cui di Accame e Storace si parla più volte, forse ora ci sono le risposte.



    Arrestati investigatori, agenti e funzionari della Telecom
    Banche dati, un mercato nero. Perquisito uomo di Storace
    Rubavano elenchi e tabulati, in trappola i venditori di segreti
    di LUCA FAZZO e LORENZA PLEUTERI

    Un mercato parallelo dove le informazioni sulla vita privata dei cittadini vengono vendute per pochi euro, un universo dove gli affari sporchi e puliti degli investigatori privati fioriscono grazie alla corruzione tra funzionari dello Stato e delle compagnie telefoniche. Alle sei di ieri mattina scatta tra Milano, Roma, Firenze, Padova e Novara l'operazione che per la prima volta dà un taglio a un malaffare che da anni permette alla privacy di ogni italiano di venire violata senza difficoltà: finiscono in manette undici investigatori privati, due marescialli della Guardia di finanza, un ispettore di polizia, due uomini di Telecom Italia. E viene perquisito l'ufficio di Nicolò Accame, braccio destro del ministro della Sanità Francesco Storace: che dei servizi degli spregiudicati private eyes si sarebbe avvalso contro la camerata-rivale Alessandra Mussolini e contro Piero Marrazzo, avversario nelle elezioni per la presidenza della Regione Lazio.

    Le accuse sono di corruzione, violazione di segreto d'ufficio e falso. Trecento pagine di ordinanza di custodia, sostenute da una gran mole di intercettazioni telefoniche, raccontano come i segreti delle banche dati venissero venduti al network degli investigatori.

    Almeno cinque le agenzie coinvolte dagli arresti, ma molte altre sono indagate e vengono perquisite nella giornata di ieri. La principale è la Ssi di Milano guidata da un giovane energico: Pierpaolo Pasqua, 35 anni, istruttore subacqueo, specialista della sicurezza privata. È lui, secondo intercettazioni e pedinamenti, l'uomo di contatto con lo staff di Storace. Ed è lui a tenere buona parte dei rapporti con i corrotti nel settore pubblico e privato, ognuno dei quali vendeva i segreti di sua competenza. I dipendenti di Telecom fornivano tabulati con gli elenchi delle conversazioni e identificavano i titolari delle utenze. Il poliziotto forniva certificati penali, carichi pendenti, denunce recenti e remote, e altri dati contenuti nel cervellone centrale del Viminale. I finanzieri, oltre ai dati sulle pendenze fiscali dei "bersagli", si spingevano più in là: organizzavano finte verifiche fiscali per fare incursioni negli uffici e rastrellare materiale.

    Pierpaolo Pasqua è arrestato a Roma, nella sede capitolina della Ssi, insieme a lui finiscono in carcere i capi delle divisioni "security" e "information" della stessa Ssi, Gaspare Gallo e Luca Garbelli. Tra Milano e Varese vengono catturati Laura Danani, titolare di una agenzia a cinquecento metri da palazzo di giustizia, il collega Vittorio Meroni e Corrado Nembrini della C. Enne detective. A Roma tocca a un ex segugio della Tom Ponzi. Non ci sono, negli elenchi dei "casi" seguiti dagli investigatori arrestati, nomi eccellenti (a parte quello di Storace). La grande parte delle indagini svolte utilizzando le "soffiate" a pagamento riguardano faccende di affari: concorrenza tra aziende, inchieste interne su dirigenti infedeli o presunti tali, inchieste esplorative prima di accordi commerciali. Non ci sono, per il momento, provvedimenti a carico dei clienti dei private eyes, perché non è detto che conoscessero i metodi usati dai segugi che avevano assoldato: anche se, quando si vedevano consegnare documenti teoricamente segreti come certificati penali, estratti bancari, tabulati telefonici qualche domanda avrebbero potuto farsela. Abbiamo colpito, dicono i carabinieri milanesi, "una complessa rete di corruttela diffusa su tutto il territorio nazionale". Ma c'è chi giura che la caccia ai venditori di segreti sia solo all'inizio.

     
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